lunedì 20 gennaio 2014

BAMBINI



Da qualche tempo tengo laboratori con bambini, bambine.
Io sto molto bene con loro, veramente molto bene.
Da un po' di tempo mi sono accorta che anche loro stanno bene con me e spesso mi dicono: Perchè tu sei come piccola? Sei come noi. E' inutile dire che per me è un complimento eccelso.
Una bambina mi ha addirittura invitata ad un pigiama party.

Io non ho alcun problema con i bambini perché io non li considero bambini, non li considero inferiori mai, neanche per un secondo. Al contrario penso che siano dei grandi maestri e cerco di imparare tutto quello che mi è possibile stando con loro.
A loro insegno solo gli strumenti che conosco per fare in modo che tutto quello che possiedono non venga corroso dagli adulti e loro mi sono grati perché sanno che il nostro è uno scambio basato su solide basi.

Io imparo da loro a tacere, imparo da loro il non giudizio, imparo ancora una volta a scardinare quelle che sono le convenzioni per vedere le cose come sono davvero, imparo ancora a parlare con gli oggetti, imparo a perdere il tempo, a reinventare il tempo e tante altre cose.

Io soffro quando penso ai bambini, perché sono prigionieri politici, soffro perché non hanno diritto di parola, soffro perché portano una luce che con il tempo fanno fatica a tenere accesa. Soffro perché i bambini con cui lavoro hanno già la percezione di vivere in un mondo senza speranza, mi parlano di una scuola che li opprime o li annoia nel migliore dei casi. Bambini che hanno sete di conoscere hanno sete di imparare e la loro sete viene bruciata con la noia, la mediocrità, una sete che non può essere dissetata da un insegnamento vuoto di significato.

Però i bambini non sono altro da noi, i bambini siamo noi, allora mi chiedo, ma cosa sta succedendo?

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