sabato 27 luglio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Il ragazzo per cui avevo perso la testa continuava a maltrattarmi, e io soffrivo, ma allo stesso tempo non potevo fare a meno di frequentarlo, era una continua umiliazione, a volte se vedeva delle ragazze che gli piacevano voleva che io gli stessi distante di modo che sembrasse da solo. Faceva dei commenti dispregiativi sul mio abbigliamento oppure sui miei capelli, spesso mi abbandonava nel mezzo di una serata, serata per cui mi ero preparata piena di agitazione ed aspettative, mi lasciava con la sua compagnia di amici e se ne andava, così io rimanevo lì con il magone a cercare di fare la buffona.
Non so se è una fase che prima o poi passano tutte le donne, ma comunque nel mio caso, percepivo tutto questo come una cosa a cui io non potevo sottrarmi.
Era veramente un periodo di vera 'merda' mi sentivo così svalutata che non potevo pretendere di meglio che essere maltrattata da tutti, e in fin dei conti ripensandoci ora mi rendo conto che ero come anestetizzata, una parte di me era completamente silente e dormiente, e la parte masochista era soddisfatta e appagata.

Io e mia sorella ci eravamo iscritte ad un altro corso insieme, il corso di teatro.
Il politecnico stava organizzando un grande spettacolo all'interno dell'ex Bovisa, un enorme capannone industriale. Era uno spettacolo su un testo di Fassbinder.
Mia sorella essendo già attrice venne scelta per recitare un personaggio femminile abbastanza importante, indossava una parrucca di capelli rossi lunga fino alla schiena era molto bella quando recitava.
Ma devo dire che mia sorella quando recita è sempre molto bella, anche adesso, emana una forza che durante la vita tiene a bada non si sa dove e così diventa luminosa e bellissima e in generale chi la vede la vorrebbe... sì la vorrebbe, perché si percepisce un'energia che tutti vorrebbero per sé e così io credo le persone confondono l'energia con la persona e vorrebbero la persona, per provare ancora quella sensazione.

Io invece ero stata scelta per trasportare un manichino con le rotelle, dovevo essere invisibile, doveva sembrare che il manichino si muovesse da solo, infatti mi ero vestita di nero. A me riusciva bene essere invisibile, ero ben addestrata a questo compito!
Poi dovevo fare altre azioni di spostamenti di scenografie e oggetti 'dietro le quinte'.

Facemmo molte prove.

domenica 21 luglio 2013

Ballare



Oggi c'è molto caldo.

Ieri sono andata a un festival rock perché Andrea aveva un banco dove vendeva le sue cose.
Io sono stata un po' al banco, ma poi ha suonato un gruppo che faceva venire molta voglia di ballare.
Io ho sempre amato tantissimo ballare, allora ho pensato: Ma sì dai in fondo cosa mi può mai succedere...
Voi penserete: Ma perché cosa le potrebbe mai succedere ballando?
Ma in realtà io ho una colonna vertebrale e in generale le ossa che non sono più disposte a ballare con me e così prima di raccontarvi cosa mi è successo ieri vi racconterò cosa mi è successo l'anno scorso.

L'anno scorso un mio amico che ha un bar mi ha detto: Stasera vieni che c'è il dj set!
Allora io ho detto: Sì, va bene, invito anche la Jo!
La Jo è una mia amica con cui faccio spesso queste cose mondane.

Così ci siamo presentate al bar nell'ora dell'aperitivo, abbiamo bevuto uno spritz e poi volevamo ballare, perché anche alla Jo piace molto ballare, però non ballava nessuno.
Abbiamo aspettato un po' e poi abbiamo detto: Ma dai cosa importa se non balla nessuno, balliamo noi!!
Sì dai balliamo!!!

Abbiamo cominciato a ballare, ma io ho un problema, non riesco a trattenermi e quando ballo dopo un po' esagero tantissimo, entro in uno stato di trans dove penso di poter fare qualsiasi cosa.
Anche quella sera è successo così.
Ad un certo punto il dj ha messo un brano che il ritornello faceva così: JUMP JUMP JUMP.
Così ho cominciato a saltare con tutta la forza che avevo in corpo, cercando di saltare il più in alto possibile. Quella canzone è abbastanza lunga.

La mattina dopo avevo il femore incrinato.

Tornando a ieri notte, ho cominciato a ballare piano piano, dicendo a me stessa: Resisti, non lasciarti andare, balla poco, non muovere troppo la schiena.
Per un po' ci sono riuscita, ma poi un'altra parte di me ha detto: Ma dai basta!!! Lasciati andare, cosa mai può succederti non pensarci.

Io ho ascoltato quella che mi diceva: lasciati andare.

Oggi non riesco a muovere la schiena, ho prenotato una risonanza magnetica.

Però ieri sera mi sono divertita!!

LA STORIA DELLA MIA VITA



In quell'anno credo di aver dato qualche esame a fatica e l'anno seguente ci siamo trasferite in un'altro appartamento.

Mia sorella in quel periodo era assieme a un ragazzo di Lecce che aveva una sorella che studiava danza, la quale decise di frequentare una scuola a Milano, così venne ad abitare con noi.

Mia sorella cominciava ad uscire più spesso per conto suo, aveva preso contatti con vari teatri e così spesso mi ritrovavo in casa con la sorella del suo ragazzo che era sempre a dieta e non era molto allegra come tipo di ragazza.
Con me era abbastanza nervosa e spesso riproponeva un copione che si era ripetuto varie volte nella mia vita e cioè quello 'padrona serva' a cui io mi adattavo piacevolmente perché mi ci ritrovavo bene.
A volte però mi pesava un po', senza sapere bene il perché sentivo un'oppressione, nonostante servissi con piacere.

Sempre in quel periodo mi rimisi in contatto con il ragazzo cattivo che amavo perdutamente, così ogni tanto uscivo con lui e la sua compagnia di amici di Milano.
Il mio amor proprio era ad un livello bassissimo e così tra la sorella del fidanzato, il ragazzo cattivissimo, la completa mancanza di amicizie e un'università di cui non mi fregava assolutamente niente, mi ritrovavo completamente svuotata. 
Tutte quelle che erano state le mie passioni fino a quel momento, tutto il mondo che fino a quel momento mi aveva nutrito era sparito, mi aveva abbandonato.

Io e mia sorella ci eravamo iscritte ad un corso che frequentavamo insieme, a quel corso era iscritto anche un ragazzo bellissimo, che aveva dei lineamenti un po' orientali, i capelli un po' lunghi neri, assomigliava a un attore del telefilm "Saranno Famosi" che si chiamava Jesse Velasquez.
Noi due sembravamo sempre Fantozzi e il suo amico folletto, così andavamo al corso e ogni volta guardavamo il ragazzo bellissimo da lontano e ridevamo perché ci immaginavamo che andavamo a dirgli ogni sorta di idiozia.
Io dicevo: Però secondo me è stupido, è risaputo che quelli troppo belli sono degli stupidi.
E mia sorella diceva: Secondo me io mi fidanzo con lui.
Allora io dicevo: No è impossibile, è troppo bello.

Per noi rimaneva solo un argomento di discussione e un motivo in più per fare le cretine.

Comunque a me Milano non piaceva affatto.

giovedì 18 luglio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Mia sorella doveva finire l'università e così decise di continuare gli studi a Milano e si trasferì con me nella casa dell'amico di mia zia.

L'appartamento era all'ultimo piano di un palazzo popolare, noi eravamo in sub affitto e dovevamo dire che eravamo delle sue parenti.
La cosa strana di questo appartamento era che in ogni stagione dell'anno c'era molto freddo ed essendo all'ultimo piano entrava sempre una specie di fuliggine dai camini.
Anche in estate prima di uscire mia sorella si metteva il cappotto, un cappello di lana, aveva un cappello che sembrava quello di Fantozzi, io invece ero nella fase 'folletto' avevo un cappello a punta e dei vestiti colorati.

Frequentavamo entrambe architettura, così uscivamo bardate in quel modo e poi ognuna andava a frequentare i suoi corsi, un giorno ci siamo incontrate e in un primo momento non ci siamo riconosciute e io nel vederla ho pensato: Quella pazza è vestita come Fantozzi, e lei ha pensato di me: Che scema, che buffona, poi avvicinandoci abbiamo capito che eravamo noi e abbiamo riso molto.

In quel periodo vivevamo come due esseri in un eremo, ridevamo molto, non avevamo molti contatti con gli altri umani, in casa non avevamo nessun apparecchio televisivo e neanche la radio.
Ancora adesso quando riparliamo di quel periodo ci viene molto da ridere, perché vivevamo come in un mondo parallelo, ma non stavamo male, ci faceva ridere tutto.
Mia sorella come sempre mi faceva degli scherzi atroci e a volte mi costringeva ad accompagnarla a vedere dei teatri o degli spettacoli d'avanguardia che per me erano delle vere torture.

Come dicevo, a me architettura faceva proprio schifo, mi annoiavo da morire, poi i corsi erano affollatissimi, a volte si doveva assistere in piedi a delle lezioni che di per se erano già insopportabili.
Non conoscevo nessuno e per quanto mi sforzassi non riuscivo a legare con nessuno. Mi ricordo che avevo conosciuto due ragazze che mi ricordavano un po' la mia amica D. così mi ci ero attaccata come un adesivo, ma capivo che loro non avevano voglia di fare amicizia con il folletto, anche perché era un folletto abbastanza lamentoso.
Così tornavo nell'appartamento pieno di fuliggine e mi consolavo con Fantozzi.

domenica 14 luglio 2013

Alga



Oggi parlavo con una mia amica molto cara.
Lei è giapponese, è molto saggia. Un giorno in cui io avevo paura perché percorrevamo una strada sedute su un autobus che saliva una stradina di montagna e lei era molto tranquilla mi ha detto: Simona non avere paura, devi fare come un'alga.
Io allora le ho chiesto: ma in che senso?
E lei mi ha risposto: Le alghe seguono l'andamento delle onde, se fossero rigide si spezzerebbero, invece devi fare come loro, seguire le cose che accadono senza spezzarti.

Oggi allora le dicevo che ricordo sempre questa cosa che mi ha detto, in particolare in questo periodo in cui soffro di fortissimi mal di schiena. Credo di essermi opposta per anni alla vita, cercando di resistere, diventando rigida ad ogni colpo e così adesso soffro.

Oggi dicevamo che la vita sa sempre cosa fa, ti fa incontrare le persone che servono alla tua anima, fa in modo che le persone che ti danneggiano si allontanino, la vita crea forti dolori per farti morire e poi farti rinascere nuovo. Noi non capiamo quasi mai e ci opponiamo testardi, non vogliamo stare male, abbiamo tanta paura e poniamo una grande resistenza come querce secolari, ma noi non siamo querce secolari siamo solo dei deboli fuscelli e ci spezziamo.

Così parlando con la mia amica cara ho capito che anche il fatto di non avere mai un soldo nelle tasche da anni forse ha un significato, ogni volta devo inventarmi qualcosa per sopravvivere, e negli anni ho inventato anche delle cose belle, e tutta questa miseria economica alla fine ha prodotto delle cose preziose.

sabato 13 luglio 2013

D.



Ieri sera è venuta a trovarmi la mia amica D.
Adesso abitiamo distanti e così ci possiamo vedere raramente.
Abbiamo mangiato la pizza e abbiamo parlato fino a tardi.
Ci hanno punto molte zanzare.

Ci siamo riviste dopo tanto tempo.
Ma come sempre, la sensazione è quella di esserci salutate solo il giorno prima.
Tutto è naturale con D., parlare risulta facile, non è necessario spiegare niente, lei poi conosce la mia vita passata e sa molte più cose di me, più di quante ne può sapere il mio fidanzato.
Così quando la rivedo è come se potessi rilassarmi.

E' stato bello rivederla.

LA STORIA DELLA MIA VITA



Per lungo tempo non vidi più i colori, di notte sentivo i gatti parlare, i cani cantare, vedevo qualsiasi cosa. Per qualche tempo ho fatto uso pesante di Valium.
Credo di essere passata attraverso l'inferno e di esserci uscita portandone i segni nell'anima, credo di aver conosciuto la paura più profonda.

Avevo finito le superiori e come per mia sorella mio padre aveva deciso che dovevo iscrivermi ad architettura.
A me non me ne fregava niente dell'architettura!

Mia zia, che viveva a Milano, mi fece avere in sub affitto l'appartamento di un suo amico in una casa popolare. Io dovevo andarci a vivere con una mia compagna di classe che si era iscritta anche lei ad architettura. Io non ero amica di questa ragazza, ma pensavo che forse potevamo diventare amiche abitando insieme.

Andammo parecchie volte avanti e indietro in questo appartamento, i suoi genitori erano molto apprensivi, così ci tornammo parecchie volte con loro a vederlo, a pulirlo, poi ci tornammo con il suo ragazzo.
Mi ricordo che siamo state in quell'appartamento solo una notte insieme, una notte infernale, dove la mia compagna di classe ha pianto in continuazione dicendo che non ce la faceva che voleva tornare a casa. Poi ha telefonato a suo padre che è venuto a prenderla.

A questo punto dovevo trovare una nuova inquilina.


sabato 6 luglio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Quando facevamo il piattino e anche adesso che facevo la scrittura automatica, ogni tanto si intrometteva un personaggio molto negativo e aggressivo.
Quando succedeva smettevamo subito, ma col tempo questo personaggio interveniva sempre più spesso.

Naturalmente mia sorella a Roma non poteva più comunicare con i 'morti' perché non sapeva fare la scrittura automatica, così un giorno decisi di insegnarle telefonicamente. Prima di insegnarle un personaggio femminile che compariva sempre ed era molto dolce e materno mi disse di non farlo, di non insegnarle assolutamente, ma io lo feci lo stesso.

Dopo aver imparato, nel giro di poco tempo, mia sorella entrò in uno stato di follia, non mangiava più, aveva smesso di fare la scrittura automatica perché comunicava direttamente con la mente e il personaggio negativo di cui parlavo prima aveva preso il sopravvento su di lei rendendola schiava.
Era terrorizzata, girava per le chiese di Roma a bere l'acqua benedetta e sopravviveva mangiando ogni tanto un uovo.

Noi non sapevamo come si era ridotta, ma per fortuna una ragazza che viveva con lei un giorno telefonò ai miei genitori dicendo: Venite a prenderla, subito! Sta molto male!
Quel giorno c'era un matrimonio e miei genitori partirono in macchina verso sera lasciando il ristorante ai camerieri.

Io ero molto spaventata e feci l'ultima scrittura in cui, sempre il personaggio femminile, mi salutò e mi disse: Non farlo mai più, non fare mai più la scrittura.

La mattina dopo i miei genitori tornarono a casa con mia sorella e cominciò un periodo assurdo e spaventoso. Mia sorella non era più mia sorella, pregava sempre, beveva acqua benedetta, non riusciva a mangiare, non dormiva mai, perché diceva che se si addormentava la creatura che l'abitava avrebbe preso il sopravvento su di lei, aveva un piccolo crocefisso fissato con lo scotch in corrispondenza del cuore.

I miei genitori, in quel periodo furono molto bravi con lei, riuscirono a mantenere la calma e riuscirono ad assecondarla ma allo stesso tempo a farle credere che questa cosa non era vera, che non aveva potere su di loro. L'accontentavano quando voleva visitare i santuari alla ricerca di un esorcista in cambio lei però doveva mangiare.
Credo che se l'avessero portata in un istituto psichiatrico non ne sarebbe mai uscita, mai.
Invece decisero di non portarla da nessuno psichiatra, la fecero solo visitare dal dottore di famiglia, che le prescrisse delle vitamine.

Una notte mia sorella ci svegliò urlando che ce l'aveva fatta, che l'aveva sconfitto e per dimostrarcelo si tolse la croce dal petto e l'attaccò al muro con lo scotch.

In effetti ce la fece, il giorno dopo era tornata lei, anzi era più viva di prima.
Credo che passarono pochi giorni e ripartì per Roma a lavorare, era guarita completamente.

Tutto era finito bene, tranne per il fatto che io ero completamente scioccata.


venerdì 5 luglio 2013

ELEIDE



La signora che mi ha affittato la casa, la mia adorata casa di campagna!! Si chiama Eleide.
Eleide ha 93 anni, ma ne dimostra molti meno.
Il giorno che io e Andrea abbiamo visto la casa per la prima volta ci sono venute incontro la nipote e la ragazza dell'agenzia.
Poi sono entrata e lei era lì in attesa, con la collana di perle e il bastone.
Mi ha sorriso e mi ha detto: Qui è il paradiso!!

Io le ho voluto subito bene e lei ha subito voluto bene a me.
Eleide ha la faccia di una bambina ingorda di vita. Una volta mi ha detto: Ho ancora tante cose da fare, devo preparare le marmellate, fare la salsa di prezzemolo e forse tra poco muoio.
Spero almeno di riuscire a fare la conserva di pomodoro!

Non sopporta le persone ordinarie, non ha figli perché "Dio ha voluto che mi occupassi delle persone che hanno bisogno di me!", ama guardare il suo orto, ride con tenerezza quando vede nascere i butti alle piante perché sono 'piccolini'.

Le cose per lei sono semplici e meravigliose, non sopporta sentire le persone lagnarsi, non si scandalizza di ciò che è diverso, perché è curiosa.
Fino all'anno scorso guidava la macchina, ma sua nipote gliel'ha tolta perché andava troppo veloce.

Ieri sera siamo state a parlare sotto il portico e abbiamo riso, siamo state bene.
E lei ha detto: siamo una famiglia.

Io mi sono un po' commossa.

PICCOLA INDAGINE

Nel supermercato dove vado a volte a fare la spesa c'è una cassiera giovane.
E' innamorata, lo so perché lo dice a volte, parla con tutti i clienti.
E' innamorata del ragazzo che sistema la frutta.

Ogni volta che mi fa il conto, lei mi parla e dice cose del tipo: Oggi sei preoccupata!
Oppure: Che bella giornata!
E io mi sveglio come da una specie di torpore e mi sorprendo del fatto che un altro umano comunica con me, mi guarda in faccia, capisce se sono preoccupata, anche se non mi conosce.
Lei mi guarda, guarda tutti e parla con le persone.

Lo trovo sorprendente e agghiacciante allo stesso tempo, perché ogni volta che mi capita questa cosa mi rendo conto che tutti andiamo in giro come se fossimo dentro dei corpi di piombo, con occhiali che al posto delle lenti hanno specchi che riflettono all'interno.

Dalla mia piccola indagine e osservazione ho capito che le persone che generalmente vedono gli altri sono:
innamorati
bambini
alcuni vecchi
i cosidetti matti

Poi ci sono i cani, ma non fanno parte del genere umano.