lunedì 15 aprile 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Ecco.
Sono tornata.
In realtà non ho ancora la connessione internet, sto scrivendo collegata al telefono.

Però abito nella casa nuova.
Ho tante cose da raccontare di questo mio trasferimento, della campagna, ma invece non lo farò...
Perché devo andare avanti con la storia della mia vita.

Io e D.
Da quel giorno a Venezia in qualche modo io e D. siamo rimasti insieme. Io ero la sua ragazza.
Come dicevo prima non ero del tutto convinta perché in quel periodo avevo altro per la testa, ma in fondo mi piaceva D. perché era misterioso, introverso, era alto, suonava la chitarra e in qualche modo c'era in lui qualcosa di molto familiare.

D. amava pescare, abitava in campagna, così facevamo lunghi giri sugli argini della pianura, mi ha fatto conoscere i fiumi, ascoltare i pesci, aspettare i pesci con pazienza.
Eravamo sempre fuori, estate e inverno, oppure a suonare.

D. lavorava in una fabbrica del suo paese che produceva il formaggio, a volte faceva i turni di notte, D. soffriva perché odiava lavorare in fabbrica e poi era allergico ad alcune sostanze che maneggiava e quindi a volte si riempiva di puntini. Però mi faceva sempre molto ridere perché mi raccontava di alcuni personaggi che lavoravano con lui con dei bellissimi soprannomi, come ad esempio "sincero" un uomo che raccontava molte storie inventate.

D. non amava parlare, invece io parlavo tantissimo e questa cosa lo spazientiva. Inoltre sono sempre stata una persona inquieta e lo tormentavo con i miei problemi esistenziali che per lui erano una vera tortura. Gli scrivevo così tante lettere che a volte non le apriva nemmeno.

Adesso che sono un po' vecchia capisco quanto fosse assillante la mia compagnia, ma credevo che questo fosse il modo in cui ci si comporta tra fidanzati.
Poi ero abituata con la mia amica D. con cui parlavo per ore e ore, per lei non ero assillante, era bello parlare con lei, ma forse mi ero confusa su quello che bisogna fare con un fidanzato e quello che invece si può fare con una amica.