mercoledì 30 gennaio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA





Non ricordo bene quando, ma assieme alla mia amica D. cominciammo a frequentare i ragazzi che chiamavamo Hard Core. Avevano ricavato una stanza per suonare nella casa di S. il ragazzo ricciolone.
Era una grande casa di campagna e probabilmente la stanza in cui suonavano, una volta era stata il porcile o il pollaio. L'avevano tutto rivestito di contenitori per le uova per attutire i suoni.
Avevano procurato una tastiera Farfisa per me.
Il gruppo era così composto: D. alla chitarra elettrica, S. al basso, M. alla batteria e io alla farfisa.
L'idea era quella di fare un genere che si ispirasse ai gruppi di Seattle di quel periodo che facevano un genere che veniva definito grunge.

Provavamo tutti i fine settimana, ma la cosa più divertente era il dopo prove.

Appena finivamo di suonare inventavamo dei giochi estremamente divertenti.
Uno dei giochi consisteva nello spegnere le luci della sala prove e rincorrerci, farci il solletico, picchiarci, soffrire, avere paurissima ma allo stesso tempo ridere fino allo sfinimento.
In autunno andavamo nei campi e combattevamo con le foglie morte, ci seppellivamo, e alla fine avevamo foglie ovunque. Quando nevicava andavamo sull'argine del fiume e scivolavamo sulla neve con i sacchi dell'immondizia. In estate giocavamo a farci i gavettoni nel cortile di S. e alla sera mangiavamo l'anguria in mutande, mentre i vestiti si asciugavano.

Quel periodo è stato molto divertente per me e D.
Avevamo trovato le persone giuste, quelle che capivano il vero significato della parola divertimento. Non avevamo bisogno di niente, avevamo bisogno solo di noi stessi. Nessuno di noi ha mai fatto uso di droghe nonostante ce ne girasse parecchia attorno. Nessuno ne faceva uso semplicemente perché non ce n'era mai bisogno. Lo stato che riuscivamo a ricreare ogni volta era molto vicino allo stato di oblio che si crea tra i bambini che si perdono nei loro giochi, o forse anche a chi si droga pesantemente, non saprei. Forse è qualcosa che ha a che fare con la campagna.
Comunque sia in quel periodo quella era la nostra compagnia.

LA STORIA DELLA MIA VITA


Mentre facevo la doccia pensavo a una cosa.
L'acqua è davvero generosa, ci lava paziente, è allegra e vivace. E' arrendevole e piena di energia. Ci rinfresca quando è estate, ci scalda in inverno, ci rinvigorisce, ci idrata. E gioivo sotto la doccia di questa cosa. Poi ho pensato, ma in fondo tutto in natura funziona in questo modo, il fuoco, la terra, il vento. Tutti gli elementi della natura sono estremamente generosi e arrendevoli, talmente generosi e arrendevoli da permetterci di inquinarli, violentarli. Da permettere agli umani di sfruttarli senza mai essere minimamente grati, dando per scontato tutto.
Ho pensato anche che questa generosità è un atto di amore estremo. Solo l'amore incondizionato dona se stesso senza pretendere niente in cambio. E per noi umani l'amore, quello vero è sconosciuto, tranne in alcune rare occasioni, in cui ci accorgiamo per qualche strana circostanza che tutto regge solo su un atto di amore estremo. Non conoscendo l'amore difficilmente ci accorgiamo di esso.
Così viviamo sempre disperatamente affamati d'amore, senza accorgerci di essere circondati d'amore, immersi nell'amore.
Quando ho finito di fare la doccia mi sono asciugata, mi sono vestita e sono uscita.

ESSERINI - LA STORIA

PREFAZIONE






venerdì 18 gennaio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



Tutti i fine settimana il ragazzo di cui mi ero innamorata perdutamente veniva ospitato da amici di Pegognaga, così ogni fine settimana ci vedevamo.
E per me era il ragazzo più meraviglioso mai esistito sul pianeta.
Lui aveva la moto, aveva l'umorismo, si vestiva nel modo giusto, era sicuro e secondo me era bellissimo.
Ogni volta che lo vedevo mi si chiudeva lo stomaco e credo che dai miei occhi uscissero delle stelline continuamente, come nei cartoni animati. Avrei fatto qualsiasi cosa, potevo fare qualsiasi cosa, ero davvero innamorata.
Inoltre non mi sentivo degna delle sue attenzioni e questo aumentava la mia dedizione nei suoi confronti.
Però come si dice spesso in questi casi, questo ragazzo era stronzo e spietato, mi trattava male e mi diceva sempre delle cose cattive, ma io pensavo che non fosse possibile e pensavo: mi dice questa cosa tanto cattiva per farmi ridere... Oppure pensavo: forse ho capito male... Oppure pensavo: In realtà mi ama però fa così perché è uno spiritoso!

Però cosa importa che fosse tanto stronzo, io ero felice perché ero innamorata! Finalmente innamorata! 
E anche se ogni tanto soffrivo le pene dell'amore, ero felice lo stesso, perché finalmente soffrivo le pene dell'amore per qualcuno, per un umano!!
Non solo fantasmi, non solo compositori, scrittori, artisti, fornai che non esistono, ragazzi immaginari, ma un ragazzo vero, che mi maltrattava, ma che ogni tanto mi baciava, mi portava sulla moto a fare dei giretti, che mi faceva tanto ridere e di cui potevo guardare gli occhi, toccare il corpo.

Per tanti anni, come ho scritto qualche tempo fa, sono rimasta incatenata a C., ripensandoci adesso credo di essere rimasta incatenata non tanto a lui, quanto al sentimento che provavo per lui, a questa meravigliosa centrale di energia che si era creata dentro il mio corpo.



venerdì 11 gennaio 2013

LA STORIA DELLA MIA VITA



E' molto tempo che non scrivo il mio diario e mi scuso con le persone che mi seguono.
In questo periodo nella mia vita sono successe alcune cose importanti.
La cosa più importante è che sto cambiando casa.
Andrò a vivere in una cascina in campagna con il mio fidanzato e i nostri figli.
Questo per noi è un evento molto importante perché è un sogno che si realizza dopo molti anni.
Quindi essendo io una donna molto ansiosa, non riesco a concedermi la calma necessaria per scrivere.
Spesso penso al mio diario, stamattina ho deciso di scrivere questa cosa per spiegare la mia assenza.

Non riesco a pensare al passato perché sono troppo concentrata sul presente, quando scrivo del mio passato, non scrivo semplicemente del mio passato, ma sono il mio passato e adesso non riesco proprio.

Così vi racconterò come abbiamo trovato la casa.

Io e il mio fidanzato viviamo in due case separate, ma ultimamente ci manchiamo, a volte lo vedo passare in macchina, e divento malinconica.
Così ci siamo detti: è il momento di vivere insieme in campagna.

Io e il mio fidanzato spesso parliamo dei nostri sogni e mentre ne parliamo si materializzano nella stanza.
Spesso mentre parlo con lui vedo le immagini, sento gli odori e tutto è vero. Solo lui sa fare questo insieme a me. E' come giocare, costruiamo mondi possibili, li alimentiamo e li amiamo come nostre creature preziose.
Uno di questi sogni è la casa.
La casa per noi è sempre stato un luogo dove costruire, dove ospitare, la casa deve essere grande e luminosa, deve avere il giardino per gli animali, deve essere il luogo dove stare bene e dove far stare bene le persone che amiamo.

Così abbiamo iniziato a cercare in ogni dove, spesso prendevamo la macchina e giravamo per le campagne attorno a Parma. Guardavamo le case abbandonate e ci immaginavamo di viverci. Ma c'era sempre qualcosa che non funzionava, le immagini sbiadivano velocemente.
Una sera A. mi ha fatto vedere una casa che aveva trovato in un annuncio su internet e ho pensato: è lei! Forse l'ho anche detto: è lei!
Ho telefonato credo cinquanta volte al numero indicato ma era festa e non rispondeva mai nessuno.
Nel frattempo abbiamo visto altre case ma nessuna sapeva parlare e le immagini non si fissavano mai.
Poi un giorno ho chiamato ancora al numero pensando: forse è un numero sbagliato... forse non risponderanno mai, e invece ha risposto una ragazza.

Il giorno dopo siamo andati a vedere la casa. Ma la sera prima io ho telefonato a mia sorella e le ho detto: secondo me abbiamo trovato la casa, secondo me è lei!
Tutti mi dicevano: aspetta! Non agitarti.

Siamo andati e la casa mi ha subito parlato, e le immagini si sono fissate.
La padrona di casa è una signora anziana che abita vicino alla casa e anche con lei ci siamo riconosciute, parliamo le stesse parole!

E così eccomi qui.
Che penso alla casa tutto il giorno.

Cari amici che mi leggete, vi prometto che mi impegnerò a continuare il diario, per ora ho voluto condividere con voi questa storia della casa.
Alcuni di voi verranno ospitati un giorno in questa casa, faremo delle bellissime cene estive nell'aia e saremo felici.